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Apicoltura nomade comporta che in questi giorni il nostro apiario-giardino è vuoto, il ché è molto strano anche per noi, ma è normale perché pratichiamo, appunto, questa tipologia di apicoltura.
Apicoltura nomade significa spostare le arnie nei territori più appropriati per avere il miele specifico di quella zona. 
La primavera detta l’inizio delle attività di risveglio dell’Apicoltura e in questo caso le arnie sono state spostate in una fattoria qui vicino.
Questo “cambio casa” delle arnie ha due benefici: 
Il primo per i frutteti della fattoria: le api impollinano i fiori, che diventeranno frutti succosi e buoni.
Il secondo per le famiglie di api che, grazie ai molti fiori, possono ingrandirsi e diventare più forti e numerose.
Sarà in questi giorni che, con la dovuta cura, attenzione e conoscenza – senza indebolire le api, si posizionerà il raccogli polline davanti l’apertura dell’arnia. In questo modo le api per entrare nell’arnia passeranno attraverso dei fori che permettono il passaggio delle api ma non del polline, il quale cadrà in un contenitore sottostante.
Praticare l’apicoltura nomade è un’attività che ci caratterizza e rende autentico il nostro miele.
Ad esempio, per avere il miele di barena posizioniamo diverse arnia nella laguna veneta, oppure per ottenere il miele di acacia spostiamo parte delle arnie ai piedi dei Colli Euganei e così via…
Per ogni tipologia di miele, una zona del territorio padovano, veneziano o rodigino in cui spostare le arnie.

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